Questo che vi propongo è il prototipo di quelle Storie di Rum che hanno dato il via alla mia passione per i distillati. Siamo a Grenada, piccolo stato insulare che comprende anche le Grenadine del sud. Ci troviamo nel cuore dei Caraibi, in un luogo dal fascino assoluto. L’isola e la sua storia potrebbe essere presa a prototipo di ciò che è accaduto in tutti i Caraibi dall’arrivo degli Europei in poi. Nel 1498 Cristoforo Colombo, durante il suo quarto viaggio, sbarca sull’isola rivendicandola per la corona spagnola. L’isola viene battezzata Concepcion. Agli spagnoli si deve anche il nome di Grenada, poiché la conformazione territoriale, con verdi colline che sovrastano le spiagge, ricorda ai coloni la città spagnola di Granada. Come avete potuto leggere nell’articolo sulla storia del rum, l’interesse spagnolo si sposta verso il centro America e l’isola, attorno ai primi anni 1600, diventa obiettivo delle mire coloniali inglesi. Il popolo dei Caribe, originario dell’isola, oppone una strenua resistenza e riesce a scacciare gli inglesi.
È solo nel 1650 che i francesi, giunti dalla vicina Martinica, riescono a sconfiggere i Caribe i quali, uomini fieri e liberi, pur di non cadere in schiavitù, compiono più di un suicidio di massa in varie località dell’isola. Dobbiamo ai francesi la fondazione di numerose piantagioni di canna da zucchero, insieme all’impostazione urbana dell’attuale capitale St. George con il forte, tutt’ora presente, che rese Grenada la principale base navale francese nei caraibi, grazie alla naturale protezione offerta alle navi in porto. Grenada rimane sotto il controllo francese per oltre 120 anni, fino a quando, con il trattato di Versailles del 1783, ritorna sotto il controllo di quegli stessi inglesi sconfitti dai Caribe.
La storia più recente di Grenada parte dall’indipendenza dal Regno Unito del 1974. Come spesso accaduto nella storia il potere rende avidi e il fautore dell’indipendenza, sir Eric Gairy, instaura un regime repressivo e dittatoriale, in cui la violenza è lo strumento di mantenimento del potere. Nel 1979 il movimento New Jewel riesce nell’opera di deposizione incruenta del regime e ancora oggi l’aeroporto di Grenada è dedicato a Maurice Bishop, sotto la cui guida il paese comincia ad uscire dall’analfabetismo e dalla disoccupazione diffusa. Dal 1983 una serie di colpi di stato (che portarono alla morte di Bishop) fece piombare il paese nel caos. Come spesso è avvenuto nelle vicende centro americane è l’intervento degli Stati Uniti a decretare le fine o la nascita dei regimi. Non ho intenzione di dare giudizi storici ma di fatto dal 1984, l’anno successivo all’intervento statunitense, ad oggi si sono svolte libere elezioni e vi è una certa alternanza governativa.
Dopo questo breve accenno di storia, che è utile per capire le influenze culturali che si sono riversate sull’isola, parliamo di River Antoine Rum distillery. In attività dal 1785 le metodiche di lavorazione sembrano essere una fotografia di quel periodo. È l’unica distilleria al mondo, fra quelle conosciute, a non utilizzare energia elettrica e tutte le operazioni di spremitura della canna da zucchero sono effettuate grazie ad un mulino ad acqua spinto dal fiume che dà il nome alla distilleria stessa. Il rum viene prodotto da puro succo concentrato e lo scarto della produzione del rum, la bagassa, viene essiccato e utilizzato per alimentare il fuoco del bollitore per la concentrazione del succo. La distilleria produce rum per il mercato interno e la sua offerta stenta a soddisfare questa domanda. È con molta fatica quindi che Luca Gargano di Velier, società importatrice di Genova, impiegherà 17 anni per avere un contratto di distribuzione di questo rum per soli 6 mesi, poi si vedrà ma speriamo continuino questo rapporto. 17 anni di corteggiamento, niente male. Vi anticipo già che ne è valsa la pena, ma andiamo con ordine.
La produzione di Rivers Rum parte dal puro succo di canna da zucchero, il quale viene concentrato tramite processo termico per prevenirne il deterioramento. A questo punto comincia la parte di fermentazione. Il succo, cotto e concentrato, viene messo a fermentare in vasche di cemento per 8/10 giorni, solo con lieviti selvaggi, molto giamaicano questo approccio. A questo punto, una volta che il fermentato è pronto, parte la distillazione. In un contesto del genere come potevano essere gli alambicchi utilizzati? Beh, diciamo che si tratta di due alambicchi per così dire “autoctoni”, costruiti con pezzi provenienti da numerosi, e più famosi, alambicchi: John Dore, Vendome e Forsyths. Distillazione discontinua in più fasi e si arriva all’imbottigliamento, che avviene in una versione al 75% di volume (per il mercato interno) e in una versione più “facile” al 69% di volume in alcool (mercato interno ed esterno, è quello che stiamo per assaggiare).
Dopo sto pippone possiamo passare al Rum. Dico subito una cosa: aperta la bottiglia si sono sprigionati una miriade di profumi e aromi in tutta la casa. Altro che candele e oli essenziali.
Olfatto: Non metteteci il naso dentro, basta avvicinare leggermente il bicchiere e si è inondati da un fiume in piena di succo di canna da zucchero, pungente, c’è un che di cannella.
Palato: Un sorso e si comincia un viaggio gustativo. Parte con una leggerissima dolcezza e poi boom. Comincia a diventare bello avvolgente, riempie la bocca, viene fuori la componente alcolica (ma pensavo più invadente) che porta con sé una bella nota di zenzero e poi salinità, mare.
Finale: La nota minerale, delicata, rimane lì, lunga e vira su un po’ di bitter. Lunghissimo e aumenta la salivazione.
È un’esperienza che merita di essere fatta, non avevo mai bevuto niente del genere. Per certi aspetti (più passionali che razionali) mi ricorda la sensazione di autenticità che mi aveva scatenato Rhum Rhum Pmg tanti anni fa. Poco più di 45 Euro per la rarità del prodotto mi sembrano il giusto prezzo. Mentre scrivo continua il finale… Mamma mia
Liscio mi sembra perfetto, così come si beve sull’isola di Grenada. Ci ho fatto un Ti Punch, notevole.
Bottiglia: 9/10
Olfatto: 10/10
Palato: 9/10
Finale: 9/10
Rapporto qualità prezzo: 9/10
Giudizio finale (media): 9,2/10