Rum e pirati è un’accoppiata vincente, subito ci viene in mente Jack Sparrow. Di fatto c’è più di un malinteso storico che ha reso questa associazione praticamente impossibile da estirpare. Facciamo un po’ di chiarezza? Prima di tutto l’epoca della pirateria va dal 1650 al 1750 circa. I pirati di fatto erano dei reietti della società, quindi abbastanza diversi da come il cinema ce li mostrati nelle sembianze di Orlando Bloom o Johnny Depp. I principali pirati di cui sentiamo i nomi i romanzi e film non erano criminali che in maniera romantica assaltavano le navi come fuorilegge alla Robin Hood ma, principalmente, erano stipendiati da una marina britannica sempre più in affanno perchè assaltassero i convogli spagnoli e francesi e rendessero più pericolose le rotte commerciali per i nemici del governo britannico. Anche i francesi erano soliti assoldare i corsair (corsari) allo stesso scopo. Addirittura uno di loro divenne baronetto della corona inglese e quando si scoprì troppo vecchio per continuare ad assaltare navi sempre più pesantemente armate decise di comprare due piantagioni di canna da zucchero in Jamaica e divenne proprietario terriero: era Henry Morgan. Considerando la natura dell’attività di pirateria e lo stigma sociale che il rum aveva all’inizio della sua storia viene da pensare che la bevanda preferita di questi mariani fosse piuttosto il Cognac o il Brandy. Sicuramente non disegnavano bere qualche mezza pinta di rum ma i veri consumatori di questa bevanda erano i soldati regolari della marina di sua maestà: la Royal Navy. Alla prossima “storia di rum”.
Per informazioni più dettagliate vi consiglio l’ottimo e approfondito libro di Ian Williams “Rum: a social and sociable History”.